Export del vino italiano: prospettive e sfide nel 2023 [Intervista a Massimo Tonini, Export Director del Gruppo Zonin 1821]
Negli ultimi 10 anni, l’export del vino italiano ha registrato una crescita in termini di valore. Tuttavia, il mercato sta evolvendo. Qual è la situazione oggi e quali sono le sfide che dovrà affrontare il comparto del vino?
Nel corso degli anni, il comparto del vino italiano è stato in grado di ritagliarsi uno spazio di prestigio, soprattutto all’estero. Ma qual è la situazione dell’export del vino oggi e quali sono le prospettive per il futuro? Come sta cambiando il comparto del vino e quali sfide lo attendono?
Rispondere a queste domande non è semplice. Solo un esperto affermato può offrirci una panoramica esaustiva sulla situazione del vino italiano all’estero. Per questo motivo, abbiamo intervistato Massimo Tonini, Export Director del Gruppo Zonin 1821. Ci ha fornito una panoramica esaustiva e punti d’attenzione interessanti, aspetti sui cui sia le aziende vitivinicole che i professionisti italiani del vino (o aspiranti tali), dovrebbero riflettere.
Il futuro dell’export del vino italiano: 6 domande per Massimo Tonini, Export Director del Gruppo Zonin 1821
Ciao Massimo e grazie per la tua disponibilità. La prima domanda che vogliamo porti riguarda l’approccio all’export del vino italiano. Come siamo arrivati alla situazione attuale?
La grande fortuna dell’agroalimentare italiano è che prima abbiamo esportato le nostre radici – grazie alle emigrazioni iniziate nel ‘900 – e con esse abbiamo esportato la cultura enogastronomica legata a queste stesse radici.
Il vino rappresenta una parte vitale delle radici culturali, che abbiamo esportato all’estero. Ma come si è evoluta la situazione dell’export del vino italiano negli ultimi anni?
Negli ultimi dieci anni il comparto vino è cresciuto a valore del 40% – un CAGR di poco inferiore al 4% – dove però il comparto spumanti ha sostanzialmente triplicato la propria quota, grazie al traino del Prosecco che è cresciuto ad un ritmo di ben sei volte superiore a quello registrato dai vini fermi.
Quali sono le nuove tendenze del consumo di vino in Italia e all’estero?
Dopo i trend del Pinot Grigio prima e dei vini rossi adatti a un consumo anche fuori pasto – con caratteristiche di rotondità e morbidezza distanti dal vino c.d. di qualità – si sta oggi approdando a categorie di consumo non consuete, dettate sia da un quadro normativo in forte evoluzione – pensiamo al fenomeno molto discutibile degli health warning – che da un consumatore sempre più ondivago.
Ecco, quindi, che zero alcol e cocktail premiscelati a base vino sono sempre più in voga, specialmente tra le giovani generazioni. Se il bisogno legato al fuori pasto, accennato prima, viene in qualche modo confermato anche per queste emergenti categorie, emergono a mio avviso nuove motivazioni al consumo legate al salutismo e al bere responsabile. Nonché il grande boom del bere miscelato che offre nuove opportunità di abbinamento anche al vino.
Qual è la tua sensazione riguardo alla flessione di redditività registrata dal comparto del vino durante e dopo la pandemia?
Se torniamo alla creazione di valore del sistema vino, dobbiamo attendere il rapporto Mediobanca relativo ai dati di bilancio del 2022 per capire se la flessione di redditività registrata dal comparto dopo la pandemia – e quindi negli esercizi 2020 e 2021 – potrà dirsi recuperata in toto.
La mia personale sensazione è che il recupero delle vendite – in molti casi – non sia stato sufficiente a calmierare le pressioni inflattive iniziate già nel 2022 e culminate con un anno certamente non semplice per il comparto, dove la creazione di valore è stata ad appannaggio di quantità vendute / consumate stabili se non – in alcuni mercati – in declino.
Come vedi il 2023 per l’export del vino italiano?
Il 2023 sarà un anno molto sfidante, che metterà in evidenza quanto sia importante la forza del brand nel comparto vino. Solo con logiche di marca e di posizionamento premium/luxury sarà possibile trasferire valore al consumo assorbendo gli aumenti dei costi.
Quali sono, secondo te, le criticità che impediscono all’Italia di essere più competitiva a livello internazionale nel settore del vino?
Il Sistema Italia rimane intrinsecamente debole – quantomeno a livello internazionale – perché poggia le proprie basi su una quantità di denominazioni certamente unica al mondo ma anche di difficile gestione da un punto di vista della comunicazione. Siamo ancora distanti da una cabina di regia alla francese e abbiamo bisogno di fare sistema prima ancora che di fare impresa.
Export del vino italiano: un futuro di sfide da affrontare con le giuste competenze
Il mercato del vino sta evolvendo verso categorie di consumo non convenzionali e presenta sfide affascinanti a cui i brand italiani sono chiamati a rispondere con efficacia, per salvaguardare e accrescere il prestigio dei vini Made in Italy.
Ringraziamo Massimo Tonini, Export Director del Gruppo Zonin 1821, per il tempo che ci ha dedicato e il prezioso contributo. Se il mondo dell’export ti affascina, vuoi acquisire maggiori conoscenze, o implementare quelle che già possiedi, consulta la pagina dedicata alla formazione sul nostro sito e rimani sempre al passo con le novità nel mondo del vino.